L'Incidente

Stamattina mi sono slogato la mente.

È successo senza preavviso, tra un pensiero e l'altro, chi se l'avrebbe mai aspettato. Per dire la verità, i due pensieri non erano granché. Il primo era:

Se Dio è onnipotente, Egli può fare in modo di non esserlo più?

Per quanto riguarda l'altro, siccome la mente mi si è slogata appena prima di poterlo pensare, posso solo tirare a indovinare. Immagino che avrebbe dovuto essere:

E se l'avesse già fatto?

Dato che i pensieri di questo tipo mi vengono spesso, può darsi che la mia mente, annoiata per le continue ripetizioni, abbia sbadigliato e sia inciampata. Sapete come è all'alba. Uno va in bagno, sbadigliando, e di certo non si aspetta di trovarsi tra i piedi due pensieri così ingombranti e spigolosi. Ma, oramai, come si fa a saperlo? Mica puoi chiedere una cosa del genere a una povera mente slogata!

Naturalmente sono andato di corsa al Pronto Soccorso.

All'Ospedale di Rho l'infermiera di turno non seppe che fare e chiamò il medico di guardia, un tale Ferrara. Ma anche il medico rimase interdetto. Una slogatura della mente è roba da specialisti, mica capita tutti i giorni.

L'infermiera insisté che riempissi i moduli C1 e 3PiO. Forse percependo l'improvviso spasmo della mia mente torturata, aggiunse con un gesto magnanime che nel secondo modulo potevo lasciare vuoto quasi tutto, eccetto il quarto comma, quello pertinente agli incidenti sul lavoro, oltre, naturalmente, alla data e alle due firme, una leggibile e l'altra non importa.

Suppongo che non abbiate mai sperimentato le sensazioni dovute ad una mente slogata. Anzi, vi auguro che non vi succeda mai.

Dapprima è come se la mente si svuotasse e, come un grosso pallone sgonfiato, diventasse tutta piatta. Il mondo perde la profondità e diventa bidimensionale.

Se, ad esempio, incontrate una persona di vostra conoscenza, essa non viene verso di voi bensì marcia sempre alla stessa distanza, come se fosse proiettata su uno schermo. Mentre cammina, diventa sempre più grande e quando assume la vostra stessa grandezza, apre la bocca e dice "Ciao! Come stai?".

Voi rispondete "Bene. E tu?". Non state certo lì a invischiarvi in una discussione sulla mente slogata con una proiezione che potrebbe anche non essere vera.

Dopo che vi ha risposto "Be, sai come è. Ci vediamo.", la proiezione si gira come il Re di picche nel Paese delle Meraviglie e, rivolgendovi la schiena, continua a marciare.

Solo che adesso, mentre cammina, rimpicciolisce.

Voi restate lì un po' a riflettere cosa mai possa significare quel "come è" e come mai sia così scontato che voi lo "sappiate" e per quale santissima ragione vi dovreste "vedere" e, ammettendo anche che fosse così, dove e quando? Bah, i misteri della vita!

Oppure mettiate che vi capiti di rovesciare sul tavolo una tazzina di caffè. Quando è successo a me, non mi soffermai più di tanto sulla macchia del caffè che era come dovrebbe essere, ossia bella piatta. Cio' che mi fece restare a bocca spalancata fu la mia sorpresa di vedere che, in un modo del tutto incomprensibile, fossi riuscito a rovesciare una tazzina perfettamente piatta e a farne uscire tutto quel benedetto caffè.

La seconda fase, quella che cominciò verificarsi più o meno al mio ingresso al Pronto Soccorso, consiste in un processo per un certo verso opposto. Anche quando non vi è alcun strappo mentale e quindi alcuna emorragia dei pensieri, la parte slogata della mente prende a gonfiarsi di linfa (e di altri liquami) fino a formare un bell'edema.

Fa un male boia ma, per fortuna, dura poco.

In un intervallo di tempo sorprendentemente breve, il mondo non solo riacquista la dimensione persa ma sembra quasi che ne acquisisca una in più. Vi faccio subito un esempio di cosa intendo.

Riempiendo i moduli, notai con estrema chiarezza l'uniforme dell'infermiera. Era bianca, linda e riempita, è il caso di dirlo, in un modo più che piacevole, soprattutto per un maschio dalle pretese non eccessive come le mie. Essendo di nuovo in possesso della capacità di valutare le profondità, riuscivo ad apprezzare in pieno le zone dove il tessuto era ben teso ed il loro armonico alternarsi con le regioni meno impegnate. Sulla punta del seno sinistro, quello sopra il cuore, c'era appuntata un'etichetta con la scritta Ospedale di Rho e sotto, scritto a mano, Paola.

Stavo giusto riflettendo sui pericoli che la spilla potesse presentare per le delicate parti sottostanti quando, con un sussulto, mi resi conto che non solo stavo fissando le parti in oggetto, cosa generalmente ritenuta in norma, ma che le vedevo nitidamente in tutta la loro montuosa gloria. La cosa ancora più sorprendente, però, erano gli occhi del dottore che mi ammiccavano proprio dalle due quote più ambite!

Ecco gli scherzi della quarta dimensione!

In uno spazio normale voi vedreste il dottore appoggiato allo schedario, assorto nei pensieri di natura presumibilmente professionale e l'infermiera vicino alla finestra con un braccio sollevato a ravviarsi i capelli. Nello spazio quadridimensionale (ma non sarà poi quello vero?), il corpo del dottore e quello dell'infermiera si compenetravano in un groviglio pauroso, vene, ossa, lingue, fegati, reni, occhi, il tutto agitato da incessanti e reciproche onde voluttuose.

La visione di tutta quella carne mi fece venire una leggera nausea. Non so se fosse quello oppure se si trattasse di una semplice coincidenza, ma proprio in quel momento il mio edema scoppiò e cominciò così la terza fase.

Con la caduta della pressione svanì la mia percezione della quarta dimensione e l'infermiera terminò come se niente fosse il movimento del suo braccio. Contemporaneamente, la mia povera testa fu investita da un uragano.

Vedete, la fuoruscita della linfa mentale (e di altri liquami) da un edema della mente equivale al manifestarsi tumultuoso di migliaia di pensieri, pochi dei quali limpidi e di bel aspetto. Escono fuori con lo slancio degli scolari della seconda media al termine della quarta ora senza supplenze e ti affollano la testa urlando a squarciagola. E non puoi nemmeno tapparti le orecchie perché stanno urlando da dentro.

Per quanto riguarda i contenuti, poi, non parliamone nemmeno.

Eccone un assaggio:

Ma che c...o c'entrano gli incidenti sul lavoro; mica lavoro alle sette del mattino io! speriamo non ci si mettano pure i sindacati; belle poppe sode, però; e adesso che faccio, ci vado in ufficio? be sì, tanto lì la mente che mi serve; e se la firma illeggibile risultasse leggibile? dovrei rifare il modulo? cara paola, mi sa che la firma giusta te la farà il dottore; ma guarda che imbranato! gesù! chi te lo ha fatto fare a morire per degli imbecilli come me; però, stavo pensando al tuo padre, boia di un monleder; dovrò spedire la cartolina al inps; forse ne viene fuori un'invalidità parziale; ma no, totale, idiota che non sei altro; ormai sei un matto da legare; ci vorrebbe un dottore in gamba, uno con un nome giusto, tipo tagliamenti franco, ah ah; minchia, che trovata, se riesci a riderci sei proprio finito; almeno mi lasciassero a casa per un po', potrei combinare una cosuccia carina carina con lucia ...

La ventata stava passando e così mi accorsi che il bravo medico mi stesse parlando guardandomi negli occhi serio, serio, in quel modo inconfondibile che distingue i medici e i preti. Instillare la fiducia sempre e comunque, commentò la mia mente, è la prima cosa che insegnano nelle loro scuole.

Captai la fine della frase "... più importante è che Lei si astenga totalmente dal pensare per almeno una settimana. Che lavoro fa?". Gli dissi che preparavo le bozze delle offerte commerciali all'ufficio vendite del MGP (Mega Gruppo Privato, ex Mega Gruppo Pubblico). Un ufficio molto grande. Non contando le donne in maternità, vi lavoriamo in duecento e ottantasei, tutti dotati di un computer collegato alla banca dati centrale.

"E va bene", disse lui, "La lascio a casa solo due giorni, tanto...". Senza finire la frase batté sulla tastiera del suo computer e la stampante annessa si mise a gracchiare. "Non si deve assolutamente preoccupare. Però, mi raccomando, vada subito da uno specialista. Qui siamo sprovvisti dello mind-scanner".

La parola straniera mi mise fuori equilibrio (chi sa che male fa!) ma non ho avuto il tempo di approfondire perché nel frattempo il medico aveva già strappato dalla stampante un foglietto e mi stava dicendo: "Ecco l'impegnativa nel caso volesse rivolgersi ad una struttura pubblica".

Ho data un occhiata al foglio rosa. C'era scritto

Mentescopia esplorativa per sospetta dislocazione traumatica del ganglio astrattivo in corrispondenza del plexus mysticus.

Mentre stavo leggendo, il medico tirò fuori dal cassetto della scrivania un biglietto da visita e me lo porse. "Se invece preferisce andare da uno specialista, posso raccomandargliene uno davvero in gamba. è un mio caro amico".Sulle sue labbra apparve un accenno di sorriso. "Porti con sé l'impegnativa, può darsi che sia convenzionato".Poi, per maggior sicurezza, mi prescrisse pure l'aspirina.

Lessi il biglietto dalla superficie volutamente ruvida. C'era scritto

Prof. Dr. Tagliamenti Franco
Specialista nei Traumi della Mente
Via Della Spiga 1, Milano

Sotto c'era la firma del Professore. Una firma leggibile, apposta a mano, dal vivo! Messo in controluce, il biglietto diventava un gioco di chiaroscuri che rappresentavano il Duomo di Milano, Madonnina compresa. A sinistra in alto c'era l'immagine di un complicato cervello blu con uno strappo rosso scuro. Era un biglietto importante, uno che emanava un nobile profumo pur non essendo mai stato profumato.

Che altro volete che vi dica?

Adesso è sera. Siccome non devo pensare, mi sono messo a guardare una tribuna politica in TV (pare che un film sarebbe già troppo). Lucia si è fatta sentire che le "cosucce carine carine" con uno zombie come me non le fa. Ho riesaminato il biglietto del Prof. Tagliamenti ma ancora non so se ci vado. È evidente che non è convenzionato, lo si capisce anche con la mente slogata.

Naturalmente ho preso la mia aspirina. Ci tengo alla salute, io!


 
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Copyright ©2004 Stanislav Sykora    DOI: 10.3247/ilcl08.001 Disegno di Stan Sýkora